La morte di Simon Peres

Garanzia di sicurezza promessa di pace

Il partito repubblicano italiano è in lutto per la morte di Simon Peres. Un legame molto forte quello che abbiamo avuto con lo statista israeliano, ospite al nostro Congresso nazionale del 1989, celebrato a Rimini. Peres era allora il simbolo della sicurezza di Israele e insieme la speranza per la pace, e crediamo che in questo modo possa ancora essere ricordato. Si pose al lavoro per la sicurezza dello Stato ebraico sin dalle sue origini, essendosi assunto il compito di formarne l’esercito e poi di guidarne subito la marina. La speranza per la pace l’ha continuata a perseguire fino ai suoi ultimi giorni, senza preoccuparsi mai delle avversità. La più grande fu sicuramente l’omicidio di Yitzahk Rabin, il momento più difficile della sua intera vita politica. Peres comprese allora quanti fossero coloro, non solo fuori di Israele, ma anche all’interno dei suoi stessi confini, che erano incapaci di rinunciare all’odio. Ciononostante egli non perse mai di vista il principale obiettivo che gli fosse a cuore, il negoziato con i palestinesi. Se Arafat era disponibile, non c’erano motivi di attriti regressi, si sarebbe trattato con Arafat a cui i servizi israeliani avevano dato la caccia per decenni. E’ con i nemici che bisogna fare la pace, non cero con gli amici. E se la pace fallisce una volta, bisogna provare a rinegoziarla una seconda. Fallisce anche la seconda? Vuol dire che proveremo una terza. Non sappiamo se negli ultimi mesi della sua esistenza Peres abbia avuto modo di ritenere come falliti tutti questi suoi grandi sforzi e avvertire il senso di insicurezza e timore che ancora prova lo Stato ebraico. La sua gente lo aveva soprannominato “il perdente”, per la sua formidabile capacità di subire rovesciamenti politici. E pure lo elesse alla guida dello Stato, proprio perché le sconfitte non seppero mai piegare la sua personalità e cambiare il suo animo, tanto che tutta la popolazione ebraica si convinse volentieri di poterglisi affidare, che sarebbe stato il suo migliore rappresentante, forse persino più di Sharon. Ancora adesso nonostante tutto, rimane vivo questo suo ideale di sicurezza e di pace. Vedrete che tanti sforzi non si sono consumati invano e che Israele troverà chi saprà portarli avanti.

Roma, 28 settembre 2016